.
I tumori della prostata sono molto difficili da diagnosticare, in quanto gli esami di laboratorio non sono in grado di segnalarli in modo affidabile (5), gli esami radiologici hanno molta difficoltà nel diagnosticarli, a causa della bassa valutabilità radiologica della prostata e del fatto che una parte dei tumori della prostata e della vescica si formano ai confini dei due organi, e la biopsia prostatica, oltre ad essere invasiva per il paziente, non fornisce certezze (1).
Il problema medico
La biopsia prostatica non fornisce sempre la certezza diagnostica della presenza di un tumore della prostata (2) e rende la diagnosi radiologica pià difficoltosa e meno affidabile. Al tempo stesso, l'asportazione della prostata nei casi di sospetto tumore (chiamata "prostatectomia") non è in grado di rassicurare i pazienti sul fatto che, una volta tolta la prostata, il tumore o le sue metastasi tumorali non si ripresenteranno poco tempo dopo l'intervento, cosa che capita spesso (3).
Inoltre, circa un quarto dei tumori della prostata si sviluppano al confine con la vescica e questo vuol dire che essi non sono visibili ad un esame radiologico concentrato sulla sola prostata o concentrato sulla sola vescica e questo vuol dire che molti tumori originati dalla prostata si sviluppano sulla vescica e molti tumori originati dalla vescica si sviluppano sulla prostata, un fenomeno questo che causa un ritardo della diagnosi e il rischio di doversi sottoporre non solo all'asportazione della prostata (prostatectomia) ma anche all'asportazione della vescica (cistectomia), oltre a correre il rischio di sviluppare anche delle metastasi tumorali in tutto il corpo (4) .
Questo si traduce nell'impossibilità futura di scoprire la comparsa di un vero tumore della prostata negli uomini e li condanna, così, a tutte le immaginabili conseguenze di un tumore non diagnosticato e, dall'altra parte, priva molti uomini di organi che si sarebbero potuti risparmiare e la cui mancanza provocherà in essi delle grandi invalidità, come l'applicazione di un catetere, l'incontinenza urinaria, l'impotenza sessuale e un enorme disagio di tipo psichico e sociale che li costringerà a lunghissimi periodi di riabilitazione fisica e psicologica.
E tutto questo, senza avere mai avuto la reale certezza che il paziente avesse veramente un tumore alla prostata o alla vescica e, soprattutto, senza avere mai avuto la concreta certezza che i pazienti a cui sono state tolte la prostata o la vescica non svilupperanno comunque il tumore o le metastasi tumorali, cosa che avviene spesso e che rappresenta per essi la triste beffa che giunge dopo il danno che hanno ricevuto e per i medici radiologi, urologi e oncologi la loro sconfitta professionale, deontologica e morale.
Le diagnosi disponibili
La radiodiagnostica ha fatto grandi progressi nello studio delle lesioni della prostata, tuttavia, questa tecnica soffre della mancanza di un metodo di correlazione tra i parametri anatomopatologici, radiologici e clinici e laboratoristici degli organi.
Gli esami di laboratorio rappresentano il primo strumento a disposizione dei medici urologici per ottenere delle informazioni utili riguardo la salute degli organi pelvici maschili, ma occorre ricordare che essi sono dei parametri statistici, e questo significa che non possono essere usati per fare diagnosi in una singola persona a causa del fatto che ognuno ha una propria storia clinica e si trova sempre in una situazione personale e medica che lo rende diverso dalle altre persone e, inoltre, va detto che gli esami di laboratorio sono per loro natura, dei parametri fortemente instabili, poco affidabili e dipendenti da numerose variabili e devono essere interpretati dai medici affinché diventino delle diagnosi mentre, al contrario, le valutazioni effettuate tramite la radiodiagnostica sono già delle diagnosi mediche a tutti gli effetti (5). Inoltre, in questo caso, vale la pena aggiungere un altro argomento importante che limita fortemente il ruolo degli esami di laboratorio: il fatto che, molto spesso, essi non sono in grado di segnala la presenza di tumori prostatici quando è troppo tardi per porvi rimedio.
Le altre tecniche diagnostiche a disposizione dei medici urologici per ottenere informazioni riguardo alla salute della vescica e della prostata dei pazienti sono poche e si concentrano, essenzialmente, sulla esplorazione rettale, che si è dimostratata estremamente inaffidabile e poco utile nella diagnosi oncologiche.
Il problema della biopsia prostatica
Attualmente, per la prevenzione e la diagnosi dei tumori della prostata nell'uomo troppi medici urologi fanno un uso piuttosto disinvolto della biopsia prostatica e non tengono conto a sufficienza del fatto che essa riduce le capacità della radiologia di individuare la presenza di futuri tumori e questo vuol dire che in futuro sarà più difficile scoprire in tempo un tumore della prostata o della vescica negli uomini che in passato hanno ricevuto una biopsia prostatica.
Mentre gli esami diagnostici di laboratorio e di radiologia, infatti, non comportano danni per i pazienti, la biopsia prostatica ha su di essi delle conseguenze molto gravi, in quanto rende meno affidabile l'uso della radiologia per dei futuri esami diagnostici e priva, di fatto, i pazienti dello strumento che rimane, in ogni caso, di gran lunga il migliore nella diagnosi dei tumori della prostata nell'uomo.
Il risultato è che, attualmente, ci sono moltissimi uomini che rischiano di non scoprire in tempo un eventuale e futuro tumore della prostata, a causa della biopsia prostatica che hanno ricevuto, e ci sono molti altri uomini che subiranno una prostatectomia, cioè l'asportazione della loro prostata, senza avere mai avuto la certezza che avessero veramente un tumore o che questo tumore fosse così grave da arrivare e privarli di un organo così importante per la loro vita e la cui mancanza creerà ad essi delle invalidità funzionali, sessuali, psicologiche e sociali che sono molto grandi e, cosa ancora più grave, senza avere avuto nessuna rassicurazione sul fatto che il tumore o le sue metastasi non si ripresentino poco tempo dopo l'asportazione della prostata, una cosa che, purtroppo, accade spesso.
Questo si traduce nella ridotta possibilità futura di scoprire la comparsa di un tumore della prostata negli uomini che hanno ricevuto una biopsia e, cosa ancora più paradossale, nell'impossibilità di rassicurare gli uomini che si sono sottoposti all'asportazione della prostata sul fatto che il tumore o le sue metastasi non si ripresenteranno poco tempo dopo l'intervento chirurgico.
Pertanto, è saggio limitare il più possibile l'uso della biopsia prostatica nei pazienti e, soprattutto, è bene pensarci molte volte prima di procedere alla prostatectomia.
Le difficoltà per i medici
In effetti, per i medici è estremamente difficile prendere delle decisioni sulla soluzione terapeutica ideale per i tumori della prostata e questo perché essi si trovano ad avere in mano degli strumenti diagnostici che sono tutti a loro modo utili ma nessuno di essi è in grado di essere risolutivo.
Il problema della diagnosi dei tumori della prostata risiede nel modo in cui sono organizzati i sistemi sanitari pubblici e privati e la formazione del personale sanitario: essi, infatti, non sono concepiti per rispondere alle esigenze mediche di particolari categorie di malattie e di pazienti e non sono adatti per gestire problemi medici che richiedono un approccio diagnostico molto più complesso e che prevedono l'elaborazione di grandi quantità di informazioni eterogenee e multidisciplinari, e la diagnosi ed il monitoraggio dei tumori della pelvi maschile possiede tutte queste caratteristiche di complessità.
Ma, come esposto in precedenza, una diagnosi di questa complessità richiederebbe degli sforzi organizzativi ed economici insostenibili per qualsiasi sistema sanitario e, in ogni caso, avrebbe dei costi che la renderebbero comunque poco accessibile alla popolazione.
Bibliografia
1.Yamaguchi F. The Border Zone of Tumor. Where is the Border? What is a Surgical Border for Patients? World Neurosurg X. 2019 Jan 24;2:100011.
2. Repeat Prostate Biopsy: Who, How and When? Djavan, Bob et al. European Urology, Volume 42, Issue 2, 93 - 103
3.Kristian D. Stensland et al., Recurrence, metastasis, and survival after radical prostatectomy in the era of advanced treatments.. JCO 40, 5090-5090(2022).
4. Ploussard G, Rotondo S, Salomon L. The prognostic significance of bladder neck invasion in prostate cancer: is microscopic involvement truly a T4 disease? BJU Int. 2010 Mar;105(6):776-81.
5.Prostate-Specific Antigen. Michael K. David; Stephen W. Leslie. StatPearls
6. PRECISE Version 2: Updated Recommendations for Reporting Prostate Magnetic Resonance Imaging in Patients on Active Surveillance for Prostate Cancer Englman, Cameron et al. European Urology, Volume 86, Issue 3, 240 - 255